Educating to Beauty: the aesthetical value of child of infants’ educative institutions in the Twentieth century’s pedagogy
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.1970-2221/6712Parole chiave:
infanzia, architettura, edilizia scolastica, estetica, pedagogia dell’inclusioneAbstract
Con la pubblicazione del Secolo dei fanciulli in Svezia (1900), poi subito tradotto in molti paesi europei e negli Stati Uniti, le teorie di Ellen Key vengono applicate in esperienze educative su spazi e ambienti ripensati per il benessere infantile: la dimensione estetica e quella pedagogica si integrano così nel contesto del paesaggio e della città. Il valore pedagogico dell’architettura e degli arredamenti scolastici diviene l’antidoto alla degradazione e disgregazione della personalità umana. Nel corso del Novecento alcune esperienze educative innovative, come quelle di Maria Montessori e di Margherita Zoebeli, che hanno in comune l’idea di uno sviluppo armonico di tutte le potenzialità del bambino, danno nuova importanza alla polivalenza degli spazi e alle qualità estetiche dell’ambiente scolastico, che diventa centro di promozione e sviluppo della società intera. Di fronte ad eventi tragici come guerre e dittature, vi è la consapevolezza che, tra il modello spartano di scuola-caserma, finalizzato all’educazione del soldato, e quello inaugurato da Socrate della scuola-agorà, si debba scegliere quest’ultima per favorire una società aperta e inclusiva. Su questo filo conduttore si analizza poi il dibattito, sviluppatosi in Italia, nel corso del secondo dopoguerra, fra architetti, urbanisti e pedagogisti, alla ricerca di soluzioni innovative, che sono rimaste in gran parte disattese.
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