La città antica e il bambino: la forma degli spazi per la vita di comunità a Bologna
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.1970-2221/6707Parole chiave:
città antica, vita di strada, Bologna, infanzia, ambiente di vicinatoAbstract
La città di Bologna al momento dell’espansione nel XII-XIII sec. si presentava come un aggregato di comunità di vicinato, che si erano consolidate sotto forma di aree abitative circoscritte, dette venticinquine o cappelle (nome con cui s’identificavano le attuali parrocchie), quartiroli (sottounità di quartiere) e morelli (vicoli), all’interno dei quali si sviluppavano relazioni tra ceti popolari e signori. Solidarietà, senso di appartenenza e autonomia di gestione consentita dal Comune, generavano luoghi urbani molto caratterizzati nella forma, che possiamo ancora riconoscere in quelle parti del centro storico che non sono state troppo alterate. É detta vita di strada quel particolare e complesso uso quotidiano degli ambienti di vicinato da parte di tutto il popolo. Il gioco di strada dei bambini ne era parte integrante e vi si svolgeva in sicurezza. Due aspetti caratterizzavano il modo in cui adulti e bambini vivevano all’interno di venticinquine, quartiroli e morelli: il rapporto strettissimo tra abitazione e strada, che era la scena del vivere quotidiano; il chiudersi degli ambienti di vicinato lungo il perimetro e in corrispondenza degli ingressi per proteggere gli abitanti e segnalare i confini. Gli accorgimenti con cui si modellava l’ambiente fisico di vicinato erano segnali che facevano capire al bambino se stesse frequentando luoghi protetti e sicuri, oppure, uscendo in esplorazione, se potesse andare incontro a imprevisti pericolosi.
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