Procedere per narrazioni Pedagogia del “volto” e terziarietà
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.1970-2221/4646Parole chiave:
morale, etica, narrazione, individuo, comunità, responsabilitàAbstract
L’articolo evidenzia gli elementi di complessità e le contraddizioni che contraddistinguono il rapporto frequentemente antinomico tra esperienza morale e tensione etica: mentre la prima infatti affonda le proprie radici nel terreno più che accidentato della morale socialmente condivisa, la seconda fa leva su spinte trasformative e su una volontà di differenziazione ad alto valore destrutturante.
Nel transitare dalla societas alla communitas, diviene possibile dare voce alle istanze di una coscienza inquieta che è, contemporaneamente, direbbe Sartre, “universale e singolare”: dietro di essa, si nasconde la solitudine spesso sofferta del singolo che non intende delegare ad altri l’esercizio delle proprie responsabilità, ma anche la forza d’attrazione con cui i movimenti collettivi s’impongono, in alcuni momenti storici, all’attenzione pubblica e alle coscienze. Nella tensione fra universale e singolare, l’io risulta potenzialmente spalancato sull’alterità e si apre a un’esperienza di deflagrazione esistenziale, tale per cui, come dice Levinas, “il soggetto non è mai padrone, neppure a casa propria”. Non vi è tensione etica che non nasca da un’esperienza possibile di espropriazione di sé e che non comporti la rinuncia ai propri domini abituali. Quest’esperienza tuttavia, per non precipitare nell’indifferenza e nella contingenza, deve poter essere raccontata e germinare narrazioni collettive che la rendono socialmente partecipata e condivisibile, e poiché ogni narrazione contiene al proprio interno una potenziale contronarrazione, l’esperienza educativa non può sottrarsi al difficile compito di contribuire ad orientare le narrazioni del proprio tempo.
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