Percorso formativo per donne straniere.

Autori

  • Carlotta Malfone

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.1970-2221/1488

Abstract

In questo articolo si analizzano le strategie della formazione professionale delle donne immigrate. Tali strategie devono vedere una piena collaborazione tra le diverse istituzioni (sindacati, associazioni industriali, enti locali, università), non solo per favorire un inserimento nei posti di lavoro, ma per consentire strategie di passaggio da posti di lavoro meno qualificati a quelli più qualificati. Gli interventi messi in atto, nel campo della formazione, risultano sporadici, marginali, poco finanziati, riduttivi perché sono finalizzati esclusivamente all'inserimento al lavoro e, spesso, non aiutano le donne a superare lo svantaggio della situazione di partenza. Più che una formazione mirata all'acquisizione di una qualifica professionale, essa risulta, nei fatti, finalizzata ad una mansione. Le immigrate aspirano non solo ad un lavoro dignitoso, ma anche ad un riconoscimento sociale e culturale, a fruire dei diritti di cittadinanza e, nel contempo, a conservare la loro specificità e identità. Le carenze si individuano anche in una mancata considerazione della formazione già acquisita prima dell'evento migratorio. Non si segnalano infatti iniziative di analisi, riqualificazione o aggiornamento delle qualifiche già possedute dalle donne. Le possibilità, per le lavoratrici straniere, di ratificare e aggiornare la propria formazione in accordo con gli standard vigenti nel mercato del lavoro italiano sembra ancora praticamente assente. Sono necessari interventi differenziati che tengano conto delle esigenze culturali dei singoli gruppi etnici. Ad essi deve essere data la possibilità di trovare scelte di vita proprie che permettano di sviluppare in modo positivo la loro esperienza di emigrazione. Bisogna creare corsi flessibili, attenti all'analisi dei bisogni delle allieve e quindi ai diversi livelli di cultura e istruzione. Se la formazione professionale vuole rispondere al bisogno di cui sono portatrici le immigrate deve rivedere il modello organizzativo. E questo perché le straniere sono portatrici di bisogni formativi diversi che variano a secondo della nazionalità, del grado di istruzione, della durata del periodo in Italia, delle condizioni lavorative, abitative e giudiziarie. Per poter incontrare i bisogni, gli interventi formativi devono essere progettati sulla base di un'analisi delle situazioni di vita e di lavoro a cui debbono essere associati, anche, i destinatari delle attività.

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Come citare

Malfone, C. (2006). Percorso formativo per donne straniere. Ricerche Di Pedagogia E Didattica. Journal of Theories and Research in Education, 1(1). https://doi.org/10.6092/issn.1970-2221/1488

Fascicolo

Sezione

PEDAGOGIA INTERCULTURALE, SOCIALE E DELLA COOPERAZIONE - Resp. Antonio Genovese